Vincenzo Orioles, Università degli Studi di Udine, vincenzo.orioles@uniud.it

I contatti interlinguistici nel modello teorico di Eugenio Coseriu

The Place of Language Contact within Eugenio Coseriu’s Theoretical Framework

Abstract

La riflessione di Coseriu sul contatto interlinguistico si inserisce in modo coerente nell’edificio teorico complessivo dello studioso romeno richiamandone e confermandone i capisaldi e le principali antinomie. Così ad esempio gli influssi esogeni entrano in gioco sullo sfondo della sua concezione del cambio linguistico e in particolare della dialettica tra ‘innovazione’ e ‘adozione’. Un altro criterio fatto valere dallo studioso si collega con la nota distinzione tra ‘sistema’ e ’norma’: non tutte le innovazioni che agiscono sulla ‘norma’ producono effetti sugli equilibri del ‘sistema’. Il contributo prende poi in esame singoli aspetti del contatto tra lingue, tra cui le peculiari manifestazioni dell’interferenza nel parlante adulto e colto e il peso da assegnare agli influssi di sostrato. Pur non ignorando il contributo di Weinreich alla tematizzazione del contatto, la posizione teorica di Coseriu si caratterizza per il fatto di elaborare un modello esplicativo che incorpora l’innovazione esogena “in den Rahmen einer Theorie des Sprechens”, collocata sullo stesso piano delle creazioni interne ad una lingua.

Keywords

Interferenza, lingue in contatto, storia della linguistica, Eugenio Coseriu, metalinguaggio

Abstract

Coseriu's reflection on interlingual contact fits coherently into the Romanian scholar's overall theoretical edifice, recalling and confirming its cornerstones and main antinomies. Thus, for example, exogenous influences come into play against the background of his conception of linguistic change and, in particular, the dialectic between 'innovation' and 'adoption'. Another criterion asserted by the scholar is connected with the well-known distinction between 'system' and 'norm': not all innovations acting on the 'norm' produce effects on the equilibrium of the 'system'. The contribution then examines individual aspects of language contact, including the peculiar manifestations of interference in the adult and educated speaker and the weight to be

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assigned to substrate influences. While not ignoring Weinreich's contribution to the thematisation of contact, Coseriu's theoretical position is characterised by the fact that he elaborates an explanatory model that incorporates exogenous innovation “in den Rahmen einer Theorie des Sprechens”, placed on the same level as internal creations within a language.

Keywords

Interference, Languages in Contact, History of Linguistics, Eugenio Coseriu, Metalanguage.

1. Premessa

Come è noto, il punto di svolta nell’indagine sugli influssi interlinguistici viene comunemente identificato nella ‘rivoluzione copernicana’ di Weinreich (1953) che assume come costrutti chiave e parole guida il contatto e l’interferenza. Fino a quel momento il prestito — era questo il modulo terminologico prevalente — era stato considerato nei suoi esiti, nella chiarificazione delle condizioni di partenza e di arrivo lasciando inesplicato quello spazio intermedio occupato dal processo di compenetrazione dei due sistemi che investe il parlante bilingue. Considerato che Eugenio Coseriu si forma in un periodo di transizione tra indirizzi di ricerca tradizionali e nuovi modelli, sarà perciò interessante passarne in rassegna i principali lavori da lui dedicati a questo tema per capire quale sia il quadro metodologico di cui si avvale.

2. Le scelte di Coseriu in tema di denominazione del campo disciplinare. Influsso di Weinreich?

Per indicare il campo disciplinare delle relazioni interlinguistiche, nei suoi primi lavori Coseriu ricorre alla formula dei contatti interidiomatici (Coseriu 1981: 84-85 [1958, cap. 4: 63-80: contactos interidiomáticos ] per poi optare, in un secondo tempo, a favore di contatti interlinguistici (Coseriu 1971, § 5.3: 276-277; rende l’originale fr. contacts interlinguistiques 1964 : 184); in una fase successiva avrebbe fatto suo anche il tipo terminologico dell’interferenza (sprachliche Interferenz ricorre in Coseriu 1977; interferenza linguistica presso Coseriu 1986: 24).

Il ricorso ai dispositivi del “contatto” e della “interferenza” legittima il sospetto che Coseriu faccia suoi i costrutti popolarizzati da Uriel Weinreich in Languages in Contact: ed in effetti nella nota 6, p. 98 di Sincronia, diacronia e storia Coseriu esplicita tale filiazione, sia pure con formulazioni che non vanno al di là di un generico riconoscimento (“Quest’ultima

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opera affronta il bilinguismo soprattutto dal punto di vista strutturale, ma contiene un’amplissima bibliografia sui problemi dei contatti interidiomatici”). Il nesso Weinreich — Coseriu è comunque meno esile di quanto si possa pensare anche alla luce della condivisione da parte dello studioso romeno del tipo terminologico diasistema notoriamente familiare allo stesso Weinreich. Ultimamente tra l’altro Manuela Crivelli (2021)1 ha individuato nell’archivio coseriano dettagliati riferimenti dell’attenzione riservata da Coseriu al saggio dedicato a quel costrutto (Weinreich 1954).

Nell’approccio di Coseriu tuttavia il costrutto assume profili diversi rispetto a quelli che gli erano propri nell’impostazione weinreichiana. Se infatti si guarda ai passaggi testuali delle Lezioni di linguistica generale (Coseriu 1973: 145 nell’ambito del cap. 13 Sistema, norma e parlare concreto: “Una lingua storica, da questo punto di vista, costituisce non un sistema linguistico, ma un diasistema, cioè un insieme linguistico assai complesso con le tre differenze di dialetto, di livello e di stile”) o di Coseriu 1980 (“una lingua storica è normalmente, in ogni suo momento, un assai complesso ‘diasistema’: una ‘collezione’ storicamente costituita di dialetti, livelli e stili di lingua interdipendenti che presentano fra di essi numerosissime interferenze”; Coseriu 1980: 57; rist. 2007: 259), emerge la tendenza di Coseriu a identificare il diasistema con un insieme interdipendente di varietà quando invece Weinreich sembra pensare a una unità di rango superiore, a una sorta di supersistema o meglio ‘sistema interrelato’, in grado di rendere conto sia dei tratti comuni sia delle diversità strutturali che caratterizzano le varietà costitutive del repertorio.

2.1. Le riserve sulle contaminazioni plurilingui

L’intervista rilasciata a Johannes Kabatek e Adolfo Murguía (1997) offre il destro a Coseriu di esplicitare la sua posizione sui casi di avanzata compenetrazione dei sistemi linguistici. La precisazione ricorre in sede di evocazione degli universali sostanziali: allo studioso che puntualizza che semanticità e alterità si giustificano solo in una lingua vista come entità compatta e unitaria (“Deshalb erscheint jede Sprache immer in der Form einer Einzelsprache”), gli intervistatori oppongono la condizione di enunciati fortemente interferiti propri di parlanti che “mehrere Sprachen sprechen” (Kabatek / Murguía 1997: 249; 251). A questa potenziale obiezione Coseriu ribatte sostenendo che persino in situazioni di plurilinguismo estremo (come

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quello esemplificato con il caso di Finnegan’s Wake di Joyce) è sempre possibile identificare le singole lingue. Replicando a un’ulteriore domanda su come si debbano valutare “Situationen starker Sprachmischung, etwa im intensiven vertikalen Kontakt zwischen Basisdialekt und Standardsprache” in contesti cioè dove esiste un continuum di varietà, Coseriu, pur ammettendo l’eventualità di “eine Kontinuität des Sprechens, wo sich alles mischen kann”, ribadisce che “die Sprache nur als Einzelsprache existiert” (Kabatek/Murguía 1997: 251).

3. Minore densità metalinguistica rispetto alla tassonomia della variazione?

In rapporto al quadro concettuale della variazione, caratterizzato da un ordinamento coerentemente strutturato che verte sull’architettura costitutiva delle lingue e ne categorizza tutti i diversi profili variazionali (Orioles 2013), il sistema terminologico di Eugenio Coseriu relativo alle dinamiche interlinguistiche appare a prima vista meno strutturato. Su questo terreno di ricerca, in effetti, la densità metalinguistica è minore (non si trovano tra l’altro dispositivi interlinguistici nell’inventario terminologico plurilingue costruito dallo stesso Coseriu),2 ma non per questo le risultanze e le generalizzazioni che possiamo trarre dagli interventi di Coseriu in materia di “lingue in contatto” sono meno interessanti.

4. Le chiavi di lettura

L’angolazione da cui guardare agli interventi di Coseriu in materia di “contatto” è la sua attitudine ad ancorare strettamente lo specifico profilo tematico alla sua visione complessiva del fenomeno “lingua”. Sono due gli aspetti che entrano in gioco a ciascuno dei quali dedicheremo una specifica trattazione.

Innanzitutto lo studioso romeno riconduce le dinamiche interferenziali alle stesse categorizzazioni del mutamento endogeno, estendendo cioè anche al mutamento esogeno le articolate modulazioni fondate sulla scalarità di fasi successive riflesse da termini quali innovazione, adozione, diffusione, selezione, mutamento (o mutazione) ecc.: le relazioni interlinguistiche sono collocate cioè all’interno del più ampio dominio di quel processo che Coseriu caratterizza terminologicamente come cambio (si veda il § 5).

Inoltre le interferenze passano al vaglio dell’antinomia norma vs. sistema e pertanto vengono valorizzate solo nella misura in cui producono effetti sugli equilibri funzionali della lingua replica (§ 6). Interviene cioè da parte di Coseriu una valutazione degli apporti alloglotti

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in rapporto alla loro ricaduta in termini di riorganizzazione del sistema linguistico e in particolare di ristrutturazione delle relazioni di significato: l’acquisizione di forme straniere ha per così dire diritto di cittadinanza solo a patto di incidere sulla configurazione dei “campi lessicali” in cui esse vanno ad inserirsi. Così facendo, Coseriu incorpora i contraccolpi dell’interferenza nel suo modello di semantica strutturale (§ 7).

5. Il meccanismo dell’interferenza nella cornice del ‘cambio’ linguistico

L’influsso esogeno viene espressamente ricordato da Coseriu come una delle cinque opzioni disponibili nell’ambito della tipologia delle innovazioni che innescano un mutamento o, come prediligeva dire lo studioso, cambio (l’espressione cambio lingüístico figura come sottotitolo già in Sincronía, diacronía e historia, ediz. orig. 1958)3.

Come è noto, nella tassonomia coseriana del ‘cambio’4 l’innovazione, endogena o esogena che sia, non costituisce di per sé un mutamento consolidato, ma rappresenta solo il primo passo che resta a livello di alterazione individuale (come ‘fatto di parole’, precisa a p. 56). Il vero e proprio cambio interviene all’epilogo di un processo a più fasi che passa attraverso l’adozione (che implica il recepimento e la condivisione dell’innovazione da parte di altri parlanti), la diffusione (che ne attesta l’entrata in circolo nella comunità linguistica come uso collettivo), la selezione (che incorpora il nuovo tratto tra le opzioni selezionabili) per finire con la mutazione, che certifica l’abbandono della forma primitiva a vantaggio della nuova.

In apparenza non siamo lontani dal ben noto dualismo di Weinreich, nella cui visione il meccanismo dell’interferenza linguistica agisce secondo una duplice modalità: può esaurirsi in un influsso occasionale manifestatosi in una singola realizzazione individuale, a livello cioè della parole saussurianamente intesa, oppure diventare produttivo di effetti permanenti nel sistema della lingua replica, a livello dunque di langue. La distinzione è prospettata da Weinreich (1953:11) con una efficace immagine: “In speech, interference is like sand carried

by a stream; in language, it is the sedimented sand deposited on the bottom of a lake”5.

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Rispetto alle assunzioni di Weinreich, tuttavia, la concezione di Coseriu ha una portata più ampia poiché parifica le condizioni del mutamento di origine esogena a quelle del cambio endogeno visti come due aspetti di un medesimo processo (v. § 5.1).

5.1. Parificazione dell’interferenza alla creazione endogena - L’interferenza come manifestazione della creatività linguistica

Coseriu assume una posizione molto netta in merito all’equiparazione del mutamento esogeno rispetto a quello endogeno. Il principio euristico cui si ispira lo studioso è che l’innovazione alloglotta va incorporata “in den Rahmen einer Theorie des Sprechens”, nel presupposto che l’interferenza costituisca nient’altro che una forma della creatività linguistica (“eine Form der sprachlichen Kreativität”, Coseriu 1977: 96; 97), da collocarsi sullo stesso piano delle creazioni che sfruttino le risorse interne ad una lingua. Ecco il passaggio testuale in cui ricorre l’asserzione:

Die sprachliche Interferenz ist in Wirklichkeit eine Form der sprachlichen Kreativität, besser gesagt, eine Manifestation dieser Kreativität und zugleich ein Beweis dafür, daß der Sprecher nicht einfach das von ihm schon gehörte wiederholt, sondern seinen Ausdruck aufgrund seines sprachlichen Wissens schafft, und zwar ohne sich darum zu kümmern, ob das von ihm Geschaffene schon “existiert” (schon geschaffen worden ist). In diesem Sinne ist die Interferenz also dem innersprachlichen Schaffen vollkommen analog. Nur sind dabei zwei verschiedene historische Sprachen (oder wenigsten zwei verschiedene “Mundarten”) im Spiel: die Interferenz, allgemein betracht, ist nichts anderes als das Schaffen in einer “Sprache B” nach den Mustern einer “Sprache A” (Coseriu 1977: 97, con rinvio in nota a Coseriu 1971: 66 ss.)6.

Sotto questo aspetto il maestro romeno si colloca lungo una filiera che parte da Paul e Schuchardt (senza che tali ascendenze vengano esplicitamente rivendicate dallo studioso) andando a convergere con la posizione di Roberto Gusmani, che parla di “sostanziale affinità di natura dell'innovazione interlinguistica con la creazione ex novo” (Gusmani 1986 : 13).

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6. Valutazione delle innovazioni interlinguistiche in rapporto alla distinzione tra norma e sistema

Una delle ‘cartine al tornasole’ della riflessione coseriana in materia di mutamento, indipendentemente se endogeno o esogeno, è che non tutte le innovazioni che agiscono sulla norma producono necessariamente effetti sugli equilibri del sistema. Interviene cioè costantemente il riferimento ai costrutti costitutivi di quel modello a tre elementi, formato da sistema, norma e parlare concreto (sistema, norma y habla suona la triade concettuale nella versione originale spagnola), grazie al quale Coseriu va a superare la dicotomia saussuriana tra langue e parole7. Per fare un esempio a livello fonico, la realizzazione della /r/ come uvulare per moda francofona nelle lingue germaniche o in italiano non pregiudica l’intercomprensione dal momento che non comporta una modifica dell’inventario fonematico.

Le innovazioni giudicate efficaci, sia intralinguisticamente che interlinguisticamente, sono soltanto quelle che generano nuove opposizioni funzionali: deve in altri termini trattarsi di cambiamenti linguistici ‘discontinui’, che vadano a contraddire e forzare le linee di sviluppo di un determinato sistema linguistico creando “nuove tradizioni”.

7. Effetti strutturali dell’innovazione interlinguistica nel lessico

La prospettiva da cui Coseriu guarda agli apporti esogeni va messa in rapporto con la sua visione della lingua, e del lessico in particolare, come rete di opposizioni funzionali. L’idea che anche il lessico costituisca un sistema, al pari degli altri livelli di analisi della lingua, è del resto uno dei capisaldi della lessematica coseriana fin dallo studio fondativo Pour une sémantique structurale (Coseriu 1964). Ben lungi dal soffermarsi su elementari addizioni di unità esogene all’inventario lessicale della lingua replica (nei termini di “un significante adottato per un significato già esistente”), lo studioso guarda alle sole innovazioni interlinguistiche suscettibili di produrre impatto negli equilibri sistemici a livello di contenuto, con particolare riguardo all’eventualità in cui “mediante l’imprestito, si introduca nella lingua considerata una nuova opposizione” (le citazioni sono tratte da Coseriu 1971: 276).

La dimensione semantica del contatto interlinguistico è in definitiva inseparabile, nell’ottica di Coseriu, dall’analisi lessematica ossia dall’individuazione delle relazioni intercorrenti tra i significati lessicali nel quadro dei rapporti di significazione che legano tra loro i lessemi. Coseriu non fa che estendere alle relazioni interlinguistiche in sincronia il

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confronto diacronico che egli istituisce ad esempio fra le “strutture lessematiche e semantiche del latino con quelle delle lingue romanze, constatando suddivisioni diverse nei campi semantici, per esempio nelle denominazioni di colori e di età”8. Ogni innovazione esogena entra a far parte di un determinato campo lessicale, ossia di quella “struttura paradigmatica costituita da unità lessicali che hanno una zona di significazione in comune e si trovano in opposizione immediata le une con le altre” (Coseriu 1971: 293); in coerenza con tale assunto giocano un ruolo dal punto di vista di Coseriu solo quelle influenze capaci di incidere su tali equilibri.

Un caso emblematico di ristrutturazione di un campo lessicale indotta da sollecitazioni alloglotte fatto valere da Coseriu è quello dell’opposizione presentata dalla lingua inglese tra le “designazioni dell’animale vivo e di quello cucinato”9. Come è noto, a seguito dell’influsso francese di epoca normanna si è venuta a formare in antico inglese una doppia serie lessicale che oppone da una parte i termini originari anglosassoni utilizzati per gli animali allo stato naturale cow, calf, sheep, pig e dall’altra quelli di origine francese che si specializzano per i nomi di vivande beef, veal, mutton, pork. In definitiva l’inglese ha creato “un nuovo tipo di opposizione con l’aiuto di forme prese in prestito” (Coseriu 1971: 277). Si tratta di quel fenomeno, che Gusmani ha etichettato come polarizzazione, in virtù del quale la lingua sfrutta la coesistenza di due termini concorrenti, uno endogeno e l’altro esogeno, “per ristrutturare un certo campo semantico e creare un’opposizione prima ignota e spesso ignorata anche dalla lingua che fornisce il modello” (Gusmani 1986: 187: uno degli esempi addotti è quello del romeno, che tende a differenziare l’uso dello slavismo vreme da quello dell’ereditario timp, riservando al primo il senso di “weather” e al secondo quello di “time”). Del resto era già stato proprio Weinreich a ricordarci come la formazione di doppioni (doublets) e la loro specializzazione d'impiego era una delle modalità attraverso cui l’interferenza agisce sulle strutture lessicali della lingua replica (Weinreich 2008: 77-81 nel § 2.4.2 Integrazione lessicale dei prestiti; ediz. ingl. 1953: 53-56).

8. Interventi di Coseriu su temi specifici relativi al contatto

Nell’insieme della produzione scientifica dello studioso, oltre alle riflessioni di portata generale sull’interferenza, sono disseminati altri segni di attenzione verso questo campo disciplinare con interventi che assumono come oggetto singoli aspetti delle relazioni interlinguistiche: c’è stato

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spazio nei suoi lavori per contributi sul prestito indiretto, sul peso attribuito agli influssi che toccano il piano della forma interna (evocati a proposito dei grecismi in latino volgare), su europeismi, Sprachbund e tipologia, poligenesi, sulla circolazione intralinguistica di innovazioni (prestito interno), ecc.

8.1. I calchi

Tra le diverse tipologie di influssi interlinguistici che si esercitano a livello di lessico la focalizzazione di Coseriu va in particolare sui calchi, il cui studio, per la loro prerogativa di intaccare insensibilmente gli assetti sistemici, “appartiene interamente alla semantica strutturale” (Coseriu 1971: 277).

Ritroviamo questa stessa enfasi nella caratterizzazione del calco strutturale da parte di Gusmani, secondo cui

le innovazioni più profonde e le alterazioni più radicali della struttura di una lingua sono quelle che procedono da influssi di forma i n t e r n a, riconducibili all’opera di bilingui che rielaborano la ‘materia’ linguistica indigena secondo schemi grammaticali, sintattici ecc. di un’altra tradizione: si pensi, solo per fare un esempio, alla riorganizzazione del sistema temporale nel verbo presso numerose lingue europee. Sono questi gli influssi che producono reali spostamenti di ‘valori’, incidendo profondamente non tanto sull’aspetto esteriore, quanto sull’organizzazione dello stesso sistema (Gusmani 1986: 153).

8.2. Le modalità di azione dell’interferenza nel parlante colto

All’interferenza, e in particolare a quella speciale tipologia interferenziale che si attua nei parlanti adulti e colti è dedicato un contributo destinato alla Festschrift Betz (Sprachliche Interferenz bei Hochgebildeten; Coseriu 1977).

Muovendo dagli scritti di tre studiosi (i linguisti Max Leopold Wagner e Sextil Pușcariu; lo scrittore e storico della letteratura romena George Călinescu, in possesso tutti e tre di una notevole familiarità con una seconda lingua)10, Eugenio Coseriu rileva come nelle persone di elevato livello culturale l’interferenza agisca con modalità diverse rispetto a quelle verificabili

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nei parlanti comuni11. La differenza risiede in primo luogo nel tipo di strutture linguistiche interessate dal fenomeno: per questi soggetti, infatti, l’influsso straniero investe elettivamente la forma interna della lingua (“die Wortinhalte, die Inhalte von lexikalischen Fügungen, einzelne Konstruktionen… und den komplexeren Satzbau”, così alla p. 92) e in particolare si realizza mediante il ricorso al calco. Per personalità in grande confidenza con la seconda lingua come Wagner, Pușcariu e Călinescu, è diverso anche il livello di profondità all’altezza del quale si esercita l’influsso: nei loro enunciati interferiti ad essere intaccata più che il sistema è la norma (nel senso coseriano dei due termini):

Sehr oft betrifft die Interferenz bei bei Hochgebildeten nicht das Sprachsystem (System der Möglichkeiten) sondern nur die Sprachnorm (die Ebene der traditionellen Realisierung des Systems (Coseriu 1977: 92).

8.3. La valutazione del sostrato

In un intervento di alto profilo letto come prolusione al convegno organizzato a Gorizia nel 1979 sull’attualità del pensiero di Ascoli (Coseriu 1986), Coseriu affronta con autorevolezza il controverso tema del sostrato12 mettendo l’accento sui seguenti punti.

8.3.1. La credibilità delle ipotesi fondate sul sostrato

Innanzitutto Coseriu assume un posizione equilibrata tra i sostratisti e gli scettici, suggerendo “l’atteggiamento metodologicamente corretto che deve assumere in materia di sostrato lo studioso, il quale senza metterne in dubbio l’evidenza né la validità teorica generali deve al contempo evitare, appellandosi al sostrato, di adoperare i dati di una data lingua A (nota) ipoteticamente attribuibili al sostrato perché devianti dal suo sistema per ricostruire il sistema fonologico della lingua B (poco o per nulla nota), eventualmente responsabile di quelle deroghe” (Motta 2015: 262).

8.3.2. Carattere storico e non etnico del fenomeno. I suoi presupposti interlinguistici

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Coseriu fa valere una visione del sostrato aliena da suggestioni etniche e soprattutto rigorosamente interlinguistica visibile nel momento in cui stabilisce un esplicito nesso tra i fatti di sostrato e il meccanismo sincronico dell’interferenza (a p. 24 parifica espressamente il sostrato all’“interferenza linguistica”).

Più di un tedesco che stia imparando l’italiano dirà per un certo tempo ma io o io ma prima di imparare che in italiano si dice e io sì o io invece sì. E moltissimi spagnoli, parlando francese, ‘creano’ la forma possiblement, che in francese non esiste ma esiste in spagnolo (posiblemente) (Coseriu 1986: 24-25).

Che cos’è infatti il sostrato, la “reazione etnica” in senso ascoliano? Non è un popolo né una lingua, ma soltanto un fattore precipuo di mutamento linguistico nel caso di interferenze fra due lingue A e B, e precisamente in quanto persistenza formale di fatti della lingua A, sostituita o abbandonata, nella lingua B, adottata da una comunità parlante (Coseriu 1986: 33).

8.3.3. Il ruolo della tradizione e dei precursori

Come spesso capita non solo in linguistica o nelle scienze umane ma in genere nella pratica scientifica, la creazione di un costrutto è preceduta da una fase di latenza in cui si forma il terreno favorevole all’innovazione. Lungo questo percorso emergono i cosiddetti antenati (questo è il termine che ricorre nel titolo del contributo di Coseriu), spesso cercati a oltranza forzando la lettura dei testi. Anche su questo tema lo studioso prende decisa posizione distinguendo dai “‘precorritori’, ‘antecessori’ o ‘anticipatori’” gli autentici precursori individuandone un piccolo gruppo, rappresentato in particolare da Hervás, per i quali il sostrato è una fattispecie “propriamente del mutamento linguistico e precisamente del mutamento di una lingua adottata per influsso della lingua anteriore di una comunità” (Coseriu 1986: 34).

La rassegna dei precursori viene condotta da Coseriu in linea con il ragionamento di fondo che scandisce l’intera sua riflessione in materia di storiografia linguistica, ossia il richiamo al ruolo esercitato dai predecessori nel plasmare il pensiero moderno e il conseguente ridimensionamento della discontinuità che la communis opinio assegna ad alcune figure di linguisti che tracciano nuove vie. Si tratta cioè di una coerente applicazione di quel “principio della tradizione” che, nell’ottica di Coseriu, rappresenta uno dei cinque capisaldi di etica della scienza che devono guidare l’azione di ogni studioso accanto a quelli dell’obiettività scientifica

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(“dire le cose come sono”), dell’umanismo (o del “sapere originario”), dell’antidogmatismo e infine del bene pubblico o della responsabilità sociale13.

9. Conclusioni

Tentando di storicizzare la posizione di Coseriu in materia di ‘lingue in contatto’ senza cedere all’insidia di una incongrua modernizzazione del suo pensiero, ritengo che lo studioso romeno sia da una parte al passo con le assunzioni che puntano sul bilinguismo come precondizione degli influssi interlinguistici, ma resti coerentemente ancorato a una visione che fa dei rapporti interlinguistici un oggetto di ricerca da incorporare nel serrato edificio teorico che ne contraddistingue l’opera 14.

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Coseriu: le scelte metalinguistiche”, in: Eugenia Bojoga, Oana Boc / Dumitru-Cornel Vîlcu (eds.), Coseriu: perspectives contemporaines. Actes du deuxième Colloque 1. Cluj-Napoca: Presa Universitară Clujeană, 207-217.

Orioles, Vincenzo (2017): “Aspetti del metalinguaggio di Coseriu”, in: Atti del Sodalizio Glottologico Milanese N.S. 11 (2015-2016) [2017], 93-102.

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Vincenzo Orioles: I contatti interlinguistici nel modello teorico di Eugenio Coseriu - 174 -

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Weinreich, Uriel (1953): Languages in Contact. Findings and Problems. New York: Linguistic Circle of New York (“Publications of the Linguistic Circle of New York” 1); riediz. it. a cura di Vincenzo Orioles. Torino: Utet Università, 2008. A cura di Vincenzo Orioles. Torino: Utet Università, 2008.

Weinreich, Uriel (1954): “Is a Structural Dialectology Possible?”, in: Word 10/2-3 (1954), 388- 400; traduz. it. “È possibile una dialettologia strutturale?”; traduz. it. Lingue in contatto, I ediz. it. a cura di Giorgio Raimondo Cardona, con saggi di Francescato Grassi Heilmann. Torino: Boringhieri, 1974, 205-223.

Vincenzo Orioles: I contatti interlinguistici nel modello teorico di Eugenio Coseriu - 175 -

1 Si tratta di un contributo che rielabora la relazione letta dalla studiosa in occasione dell’VIII congresso di linguistica coseriana (Coseriu100, La linguistica di Coseriu - origine e attualità) tenutosi a Zurigo nel giugno del 2021: https://coseriu100.info/es/coseriu100/.

2 Qui abbreviato come Coseriu - Polo 2007. Non sono stati rilevati profili strettamente interlinguistici neanche nella ricognizione del metalinguaggio coseriano condotta da Bombi - Orioles 2004.

3 Se nella traduzione italiana di Coseriu (1981) si fa occasionalmente ricorso a cambio, inusuale in tale accezione nelle pratiche metalinguistiche di scuola italiana (che ricorre di preferenza a mutamento o talora a cambiamento), è legittimo il sospetto metodologico che il dispositivo sia un ispanismo occulto modellato sull’omologa forma ispanofona. Dal punto di vista della tipologia interlinguistica abbiamo a che fare con un “mutamento nel contenuto dei segni sulla base di segni omofoni di un’altra lingua” (Weinreich 2008: 72) etichettato da Gusmani (1986: 117-128) come prestito camuffato o mimetizzato.

4 Le fonti principali del modello sono da una parte Sincronia, diacronia e storia (Coseriu 1981) e dall’altra il contributo "Linguistic change does not exist" (Coseriu 1983).

5 “Nel discorso, l'interferenza è come la sabbia trasportata da un torrente; nella lingua essa è come il sedimento sabbioso depositato sul fondo di un lago” (Weinreich 2008: 18).

6 “L'interferenza linguistica è in realtà una forma di creatività linguistica, o meglio una manifestazione di questa creatività, e allo stesso tempo la prova che il parlante non ripete semplicemente ciò che ha già sentito, ma crea la sua espressione sulla base del suo sapere linguistico, senza preoccuparsi se ciò che ha creato “esiste” (sia già stato creato). In questo senso, quindi, l'interferenza è del tutto analoga alla creazione intralinguistica. L'unica differenza è che sono coinvolte due lingue storiche diverse (o almeno due “varietà” diverse): l'interferenza, in generale, non è altro che la creazione in una ‘lingua B’ secondo gli schemi di una ‘lingua A’”.

7 Sui risvolti di questa distinzione mi permetto di rimandare a Orioles 2017.

8 La citazione è tratta da Max Pfister - Antonio Lupis, Introduzione all'etimologia romanza. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2001, 157.

9 Si cita da Gusmani 1986: 186; cfr. anche Vittore Pisani, Lezioni sul lessico inglese. Brescia: Paideia, 1968.

10 Di Wagner viene presa in esame La lingua sarda, Storia spirito e forma (1925); di Pușcariu, nativo della città tedescofona di Kronstadt, sono passati in rassegna una serie di lavori apparsi in vari numeri di «Dacoromania»; dello scrittore e storico della letteratura romena Călinescu, noto per la sua lingua ricca di italianismi, viene selezionato lo scritto dal titolo Opera lui Mihai Eminescu (1934-36).

11 Su questo tema esiste un autorevole precedente: Antoine Meillet, “Le bilinguisme des hommes cultivés (Avant-propos à une conférence de A. Sauvageot)”, Conférences de l'Institut de Linguistique de l'Université de Paris, II (1934), 5-8.

12 La bibliografia sul tema sarebbe imponente; basti qui il rimando all’efficace sintesi di Silvestri 2015.

13 Sull’insieme di tali principi e in particolare per la posizione assunta sotto questo aspetto da Coseriu nei confronti del Cours di Saussure cfr. Orioles (2021).

14 Alludo qui alla puntuale considerazione di Albrecht 2012: 290 secondo cui “la théorie du langage de Coseriu est un grand édifice bien structuré, une sorte de ‘système ou tout se tien’”.